I templi supplementari all’ombra del Partenone sono finiti da un pezzo. È da oggi però che sulle sponde dell’Egeo risuonano forti le sirene di una nuova Lehman Brothers. La notte ghiacciata sopra l’Acropoli non ha portato consiglio. E la giornata di oggi potrebbe raccontare la fine della Grecia nell’Eurozona.
Da oggi anche Bruxelles – segnalano gli esperti interpellati da Panorama.it– comincerà a fare i conti con il suo default, sempre più impossibile da scongiurare. Per Atene non ci saranno altre occasioni per salvarsi la pelle. Quel secondo pacchetto di aiuti da 130 miliardi di euro, che a causa del peggioramento della congiuntura economica è lievitato ad almeno 145, appare come un miraggio.
Per ottenerlo la Troika aveva chiesto alla Grecia di versare fino all’ultima goccia di lacrime e sangue. Bruxelles aveva rincarato la dose, reclamando una quadra entro domenica sera, sia nella trattativa con i privati, sia in quella con i prestatori internazionali. Risposta un due di picche.
Dire sì a una riduzione dei salari fino al 25%, della tredicesima e quattordicesima, il licenziamento di 150 mila impiegati statali entro il 2015, un intervento sulle pensioni complementari e nuovi tagli pari all’1% del Pil - circa due miliardi di euro - inclusi gli abbattimenti di costi di difesa e sanità avrebbero condannato Atene alla rivoluzione, ha tuonato stanotte Georges Karatzaferis, leader di estrema destra.
E con lui lo hanno fatto Georges Papandreou, che guida i socialisti e Antonis Samaras, esponente della destra. Niente di fatto insomma per la maratona di colloqui che aveva intavolato con i partiti che sostengono la sua maggioranza il premier greco, Luca Papademos.
Ha tentato il tutto per tutto telefonando al presidente della Bce, Mario Draghi, e al direttore generale del Fondo monetario internazionale, Christine Lagarde. E secondo il tam tam di mercato non avrebbe ancora gettato la spugna: punta a un nuovo valzer di colloqui oggi. Peccato che potrebbero non servire a sgombrare il campo dagli equivoci: quelli che danno ormai Atene spacciata.
Il 13 febbraio è in agenda l’ultimo termine tecnico per evitare la bancarotta. Poi il baratro. “Siamo stati molto generosi”, ha detto il presidente dell’Institute of international financing (Iif), Joseph Ackerman, dalla tarda mattinata di nuovo nel Paese auspicando che i creditori pubblici facciano lo stesso, ovvero aiutino ulteriormente la Grecia accettando perdite sui loro bond.
Che i negoziati sui tagli di bilancio potessero imbattersi sulla strada dei guai lo aveva intuito Erik F. Nielsen, Global Chief Economist di UniCredit Research. “Ho sempre pensato che fossero difficili. In Grecia i tre leader dei partiti si sono uniti nel dire no ai tagli aggiuntivi – ricorda –. Sono convinto che un’intesa sarà trovata prima che sia troppo tardi. Se vogliamo evitare un default disordinato a marzo le trattative dovranno essere chiuse, massimo entro due settimane. Non è un caso – osserva – se l’Ecofin sia stata rinviata a data da destinarsi”.
“Continuiamo a ritenere la probabilità di un default della Grecia disordinato sia remoto per il fatto che le ripercussioni saranno davvero importante e difficili da determinare”, avverte Richard McGuire senior fixed-income strategist di Rabobank. “La politica del rischio calcolato e le posizioni già pre-elettorali assunte dai partiti in Grecia porteranno a ulteriore nervosismo”. Oggi però la realtà racconta un’altra verità.
Anche se Atene affonda, l’euro è salvo. Gli spread non si scompongono più di tanto. A metà mattinata il differenziale tra i Btp e il Bund a 10 anni era salito fino a 390 punti circa. Situazione ancora sotto controllo, insomma. Sabato era stato lo stesso presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker a evocare un simile scenario, dopo mesi in cui aveva puntalmente smentito qualunque ipotesi del genere. “La Grecia sarà l’eccezione alla regola che i Paesi della zona euro non possono andare in default”, riprende Nielsen.
E così sia, finché non saranno poi Portogallo e Irlanda a tremare sotto il peso dell’impalcatura di una moneta unica che scricchiola sempre di più.http://video.repubblica.it/dossier/crisi-euro-merkozy/mastrogiacomo-oggi-atene-e-una-citta-dolente/87988/86381